Il mio ricordo di Valentina Giovagnini
Oggi vorrei soffermarmi brevemente a ricordare una cantante italiana che ha dato molto alla musica ma è rimasta una promessa, perché ci ha lasciati per le ferite riportate in un incidente stradale il 2 gennaio 2009 a soli 28 anni. Era una serata tranquilla e mi trovavo qui in Valle d'Aosta quando diedero la notizia ad un telegiornale, pochi secondi e nessun servizio che raccontasse un frammento della storia di questa Valentina Giovagnini a chi non la conosceva. A me però quel nome ha richiamato subito una voce chiara e un paio di canzoni molto originali e gradevoli che risalivano a sette anni prima: infatti già nel 2002 avevo il vizio, che non ho alcuna intenzione di perdere, di seguire passo per passo il festival di Sanremo e dedicare un interesse speciale alle nuove proposte. Quell'anno una ragazza timida e riservata dalla voce cristallina si presentò con "il passo silenzioso della neve" e si classificò seconda con merito; non mi colse un'emozione dirompente ascoltando quel brano, forse ero ancora troppo giovane per apprezzare quelle sonorità inconsuete, e nemmeno in seguito, benché abbia riscoperto la grazia di quelle note, Valentina è diventata una delle mie cantanti preferite; ma non l'avevo dimenticata, la voce della giornalista riferiva di un incidente capitato a una persona che per me era un timbro chiaro e definito. Nei momenti successivi, cercando approfondimenti sulla notizia e su Valentina, ho avvertito più acuta la sensazione che mi aveva sorpreso durante il telegiornale: mi sono sentita straordinariamente coinvolta, interrogata da questo spiacevole evento, molto diversamente dalle molte altre volte in cui ho udito notizie simili. Ora si trattava di una ragazza poco più grande dei vent'anni che avevo allora; era laureata in lettere e io frequentavo il primo anno della stessa facoltà; era appassionata di musica tout-court e in particolare di quella tradizionale della sua Toscana e, dopo la partecipazione a Sanremo, si era concentrata sull'insegnamento del canto. Quel silenzio con cui normalmente reagisco di fronte alla perdita di qualcuno era interrotto da un pensiero insistente: quella ragazza avrei potuto essere io. Non reggevano le facili e riduttive considerazioni che purtroppo vengono spontanee, quello/a correva da matti, era in discoteca a sballarsi e chissà cosa aveva bevuto ecc. ecc.; Valentina non solo era una voce nota, ma mi somigliava più di quanto avrei pensato. Quella sensazione andava ben al di là di una consapevolezza, non era frutto di un ragionamento ma sembrava un grido del cuore, carico di di domande cui era ed è difficile rispondere, genuino e sincero. Questo grido non è caduto nel vuoto perché ho la fortuna e la grazia di trovare un senso nella preghiera, e in questi quattro anni ho letto spesso sul web le parole di persone per cui Valentina è stata ed è una presenza reale. Ho appreso dell'associazione a lei intitolata, attiva in opere di solidarietà in paesi come il Nicaragua, e del premio Valentina Giovagnini dedicato a nuovi talenti della musica, manifestazione che si svolge a settembre a Pozzo della Chiana alla quale un giorno mi piacerebbe assistere. Ho avuto il tempo di affezionarmi alla voce di Valentina, unica e semplice, che scorre naturale, come il prodotto del talento e insieme di uno studio scrupoloso. Nel disco "l'amore non ha fine", uscito postumo, la stessa voce limpida ci trasporta come una fata in atmosfere di sogno, e si accompagna con differenti sfumature ai brani più carichi di pathos e inquietudine, regalando all'insieme una bellezza dolce e leggiadra che non trovo parole per descrivere. Tutto quello che posso è offrire questi petali del mio tempo e aprire uno spazio alla memoria e alla gratitudine per le emozioni positive e vere che ricevo da questa giovane artista, nel senso più pieno e vasto del termine. Grazie, grazie e ancora grazie!
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