venerdì 13 aprile 2012
Incontro indimenticabile con Pacifico
é difficile sia racchiudere in poche parole quanto è successo oggi alla Fnac di via Torino, sia tentare di descrivere con precisione i toni, le sfumature e le corde toccate da quella voce calda che ho avuto la fortuna di ascoltare flettersi in note e parole da vicino, anzi da vicinissimo. Che un cantante da me così amato come Pacifico presentasse il suo nuovo disco alla Fnac alle 18 di oggi, e che non ci fosse nessun ostacolo alla mia presenza all'evento, è stata una sorpresa che mi ha fatto attendere questa giornata carica di gioia e di fiducia: conosco bene questo personaggio perché ne seguo le vicende artistiche da sei anni e soprattutto ho assistito tre anni fa ad un suo concerto e l'avevo trovato affascinante, ma nel senso originario del termine, cioè mi sono sentita sotto l'effetto di un incantesimo seguendo il flusso delle sue parole e melodie. Oggi lo stesso fascino mi ha catturato fin dall'inizio, ma sapevo che il contesto era più intimo ed avrei potuto mettermi pazientemente in coda per un autografo e, con un po' di audacia e di fortuna, scambiare qualche battuta con lui... Con queste intenzioni oggi ho raggiunto il secondo piano della Fnac ben un'ora e mezza prima delle 18, orario in cui era previsto l'inizio dello spettacolo, e ciò è valso per me e il mio papà due splendidi posti in prima fila! Alle 17 circa viene portata in sala la tastiera e poco dopo fa la sua comparsa Pacifico in persona; lo intercettiamo prima che inizino le prove per una foto, io ero lontanissima dall'aspettarmelo e per qualche breve istante, come spesso mi accade, l'eccitazione mi ha fatto arrossire e tolto le parole. Ho stretto la mano delicata di Gino e mi sono presentata, piacere, Alissa; il mio nome l'ha colpito e incuriosito e me ne ha chiesto l'origine, io ho risposto che è tratto da un romanzo e lui ha scherzato "sono io l'ignorante", subito lui, cordiale e spiritoso come lo ricordavo. Abbiamo sorriso insieme per le foto ed il filmato che resteranno a ritrarre quel momento e ci siamo salutati in attesa di ritrovarci più tardi; io ancora stentavo a credere di essermi tanto avvicinata a lui così presto, ma per questa sera avevo ricevuto solo la prima scarica di adrenalina! Più intensamente di prima, con i posti migliori assicurati e un'immagine indelebile già scolpita nella mente ho trascorso l'altra ora e un quarto di attesa; tutti abbiamo dovuto lasciare la sala perché si portassero dentro gli strumenti necessari e si svolgessero le prove dei suoni, e alle 18, quando ormai tutto era pronto, le porte sono state riaperte ed abbiamo riguadagnato le nostre sedie. Pacifico fa il suo ingresso pochi minuti dopo accompagnato da un applauso e subito comincia l'incanto: la stessa garbata ironia ed autoironia che avevo apprezzato al teatro Verdi, la squisita genuinità e modestia nel raccontare com'è nato il disco corale "una voce non basta" e come ormai Pacifico sia abituato ad un clima di condivisione con gli altri non solo nel suo lavoro. Ha confermato questa sua volontà anche stasera conducendo la presentazione in forma di dialogo, sollecitando più volte le nostre domande tra un brano e l'altro. Dopo il consueto silenzio imbarazzato è stato rotto il ghiaccio e gli sono state poste curiosità su vari argomenti, per esempio sugli artisti con cui ha duettato nel disco, sulla sua nuova vita a Parigi e sul suo rapporto con la scrittura musicale ora che da diversi anni è tra i cantautori più raffinati del panorama italiano. Ha risposto con gentilezza e sincerità, raccontando incontri precedenti con gli artisti che ha poi invitato a partecipare al suo progetto, spiegandoci che non sente ancora completamente avvenuto il suo trasferimento a Parigi ("Sono a metà strada, diciamo a Ginevra!"), e che ora si sente in una fase di maturità nella composizione, dichiarandosi sprovvisto delle competenze tecniche come musicista per colpa di una terribile insegnante di pianoforte ("Sono stato un chitarrista da spiaggia fenomenale, tutto ad orecchio!") ma instancabile nel cercare belle frasi e ritornelli per le sue melodie. Quando ha imbracciato la chitarra per regalarci la prima canzone "A nessuno" ne è uscita una sorprendente versione acustica, semplice ma non spoglia, che ho cantato sottovoce sentendo i brividi. I brani successivi sono stati eseguiti insieme al piano di Giovanni Guerretti ed alla voce limpida e corposa della giovane Simona Severini. Continuava l'alternanza di musica e scambio con il pubblico e un'idea cominciava a farsi strada nella mia mente: io di solito in queste situazioni sono timidissima nonostante non mi manchino le domande e le considerazioni, ma oggi era diverso perché tutto stava andando alla grande, ero a circa due metri da Pacifico, l'avevo incrociato prima del previsto, perché non intervenire? I battiti mi erano accelerati di parecchio, ma dopo la seconda canzone ho raccolto il coraggio per alzare la mano e parlare nel microfono; ho sottolineato e chiesto di approfondire l'aspetto che più mi ha colpito e mi interessa del nuovo album, cioè la quantità di canzoni che si concentrano sui passaggi tra luce ed incompleta oscurità del mattino e delle prime ore della notte, è un album insomma formato in gran parte da albe e notturni. Certo, in queste condizioni è facile abbandonarsi alle riflessioni più intime e personali, ma soprattutto la vita di ciascuno, qualunque ruolo o mestiere svolga alla luce, è simile a quella degli altri e dunque anche quella dello stesso Pacifico non è distante dalla nostra. Dopo aver scherzato sulla troppa intelligenza della domanda egli ha risposto focalizzandosi su questo secondo aspetto, che peraltro avevo richiamato partendo da altre sue interviste; ha precisato che non era un suo proposito dedicare tante canzoni all'alba e alla notte ma ci si era trovato, come non aveva intenzione di inserirne due sull'estate ("Forse questa è stata una pecca stilistica"). Tuttavia la notte e il mattino sono le fasi in cui tutti noi lui compreso abbiamo gli stessi pensieri e compiamo le stesse azioni: svegliarsi e darsi uno sguardo nello specchio ancora addormentati, fare progetti sulla giornata che sta per cominciare senza sapere mai con certezza cosa ci aspetti davvero, osservare un paesaggio solitario di montagna sotto il cielo stellato e sentirsi un piccolo punto nell'universo. Ha ribadito quanto ai suoi occhi la sua esistenza sia comune e simile alla nostra, ricordando per contrasto un'intervista di Madonna che affermava di essere una persona come tante e, poco dopo, di non aver mai cucinato un piatto in vita sua! Questa risposta è stata la conferma di ciò che avevo intuito dalle canzoni stesse e da alcuni momenti del concerto a teatro, in particolare quello in cui ha chiamato sul palco uno spettatore ed hanno bevuto insieme un caffè, come lui ed ognuno di noi fa tutte le mattine da buon italiano. Altra energia mi aveva invaso e il prosieguo dello spettacolo non poteva che essere un crescendo in cui quelle canzoni, precedute da un'essenziale introduzione, mi venivano incontro e mi svelavano angoli e sensi nuovi benché le conoscessi quasi a memoria. In "second moon" Pacifico ci trasmette i suoi ricordi della notte dello sbarco sulla Luna, le immagini quasi fotografiche degli adulti davanti al televisore a tubo catodico e in particolare le zie che discutono di quegli astronauti ripiegando le tovaglie e spezzettando i fagiolini per il giorno dopo davanti ai suoi occhi curiosi da bambino di cinque anni che non capiva la portata degli eventi di quella notte. Ora per destare tale meraviglia ed attenzione la Luna deve fare i numeri, oscurarsi come durante le eclissi o mostrarsi tanto luminosa tra le stelle da sembrare il direttore d'orchestra della notte; ecco perché Pacifico ipotizza la comparsa di una seconda Luna e prova a raffigurarsi le reazioni di grandi e bambini di fronte ad essa, chiedendosi se cambierebbero o sarebbero le stesse. Non include "Strano che non ci sei" "nello sparuto gruppo delle canzoni allegre" ed è vero che è malinconica, ma a me da subito sia la musica sia alcune frasi del testo avevano suscitato l'idea di una malinconia non del tutto negativa; questa sera ne ho capito meglio il motivo, perché racconta certamente della perdita e quindi dell'assenza di una persona cara, ma nello stesso tempo della sua presenza. Pacifico si è descritto mentre fa una telefonata o prende una bottiglia di vino proprio come ai tempi più felici accanto ad un affetto così importante, che dunque sembra non allontanarsi dal suo quotidiano oltre che dai suoi pensieri e dalla sua memoria. Nel finale ho compreso l'ampio respiro di "infinita è la notte" pensandola come un volo sulla città, e ho notato una volta di più quanto Pacifico sappia accordare melodie e testi: quale miglior conclusione di quelle note lente ed imponenti che rappresentano l'immensità di un paesaggio notturno visto dall'alto ma impossibile da abbracciare con lo sguardo, com'è inafferrabile il tutto per la nostra mente. Alle ultime note del live sono seguite subito quelle del disco, il giusto sottofondo al momento degli autografi; io avevo già tra le mani il mio CD a cui far porre il timbro unico del suo autore ed interprete e mentre aspettavo il mio turno sono stata di nuovo colta dall'emozione: non avvertivo in modo distinto lo scorrere dei minuti né le voci intorno e mi sentivo piuttosto accaldata, ma dovevo controllarmi per aggiungere un'altra preziosissima perla al tesoro di questa serata. Quando è toccato a me Pacifico mi ha chiamata per nome, abbiamo discusso ancora brevemente sulla mia domanda e sulla risposta più o meno dignitosa, e non ho smesso un attimo di stupirmi per la dolcezza e la modestia dell'artista che avevo di fronte. Ho espresso gratitudine a Samuele Bersani per aver per primo scoperto e valorizzato il suo talento come cantautore, e la commozione che avevo provato durante il festival di Sanremo ascoltando dal teatro Ariston Adriano Celentano e Gianni Morandi cantare la sua bellissima "ti penso e cambia il mondo" con tutto il pubblico in piedi come una sola entità; Pacifico ha vissuto queste sensazioni da casa, ma era chiaro che anche per lui erano state forti nonostante l'umile timidezza con cui reagisce quando gli rammento cosa ha creato la sua penna. Infine ci scambiamo un abbraccio e un saluto e mi restituisce il CD, e una volta fuori dalla sala scopro finalmente cosa ha scritto sul retro del libretto: "Per Alissa. Grazie per la tua attenzione e delicatezza. A presto, Gino de Crescenzo Pacifico". A te un oceano di grazie, Pacifico a dir poco magnifico!
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